La barca è piena

4 Maggio 2009

La barca è piena è un film del 1981 del regista svizzero Markus Imhoof. Racconta le vicissitudini di un gruppo di persone che fuggono dalla Germania nazista durantee la seconda guerra mondiale. Il titolo del film deriva dalla giustificazione che stava alla base delle leggi dell’accoglienza della confederazione. Infatti nell’agosto del 1942, adducendo il problema della quantità di rifugiati presenti, le autorità svizzere vietarono l’accoglienza di profughi per motivi razziali. Un ebreo, quindi, sarebbe stato respinto alla frontiera e, se fosse comunque riuscito ad entrare in Svizzera, sarebbe stato consegnato alle autorità doganali dei paesi che circondavano la Svizzera: la Germania nazista, l’Italia fascista, la Francia di Vichy. I documenti dell’epoca parlano di quasi 10.000 persone individuate e cacciate dalla Svizzera. Riguardando questi fatti non possiamo non essere convinti della bestialità di questo comportamento. Quelle persone furono consegnate ai loro carnefici, direttamente o indirettamente. Eppure, all’epoca, questa politica era spacciata per una politica di buon senso – non c’è più posto, mangiano il nostro pane…

Oggi, nella stessa maniera, respingiamo i migranti, con motivi simili (finché i nostri politici restano da questo lato delle discussioni da bar). Le vicende del Pinar del mese scorso mostrano quanto la nostra civiltà sia aperta ed accogliente. Ai migranti viene negato un approdo. Due stati europei rimpallano la responsabilità di soccorso alla nave che ha raccolto questi profughi. Anzi, clandestini secondo la parlata dei nostri media. Ancora prima di entrare in Italia ed essere soggetti alla legge sulla clandestinità già sono clandestini, non donne o uomini. Questo ci permette di trattarli come criminali.

Tra qualche secolo nessuno potrà negare la bestialità di questo comportamento. Tra qualche secolo.